Sala macine di Museo Mulino Sapignoli di Poggio Berni |
CHICCHI IN VIAGGIO
(raccontalela ai vostri figli per spiegargli da dove viene la farina)
(raccontalela ai vostri figli per spiegargli da dove viene la farina)
La macinazione vista da un chicco di grano
Me ne stavo immobile dalla mattina alla sera a prendere il sole in un campo di grano assieme a tutti gli altri chicchi, questa la mia bella vita fino all' inizio dell'estate, poi una volta che eravamo belli, asciutti e "maturi" il contadino veniva nei campi con una mietitrebbia che ci raccoglieva, ci seleziona e infine ci sistemava nei sacchi di iuta.
Una
volta entrati nei sacchi, venivano poi sistemati in magazzino in attesa di
essere macinati e trasformati in farina, venivamo tenuti al fresco e all'
asciutto, altrimenti, la presenza dell'acqua o dell'umidità avrebbe sollecitato
il nostro istinto naturale a germogliare.
Quando
il contadino stava per finire le scorte di farina, caricava i sacchi di grano
sul carro e ci portava al mulino, il luogo in cui si faceva la farina, che
sarebbe servita poi a fare il pane, la pasta e tante altre cose. Arrivati sotto
al portico del mulino, il contadino sistemava il cavallo o il somaro che ci
aveva trainato fin lì e quindi scaricava i sacchi di grano e ci consegnava al
mugnaio.
Il mugnaio ci prelevava dal sacco con una paletta e ci metteva in un secchio,
nel frattempo apriva le chiuse del bottaccio, che era un piccolo laghetto che
stava dietro al mulino, affinchè l'acqua arrivasse alle pale e le mettesse in
movimento e quindi iniziava la macinazione.
Quando il mugnaio mi ha fatto uscire dal sacco per versarmi nel secchio
fortunatamente mi ha preso tra gli ultimi, così ho potuto sbirciare quello che
faceva per preparare le macine, ed ho imparato un sacco di cose che nemmeno
immaginavo...
Credevo bastasse far girare le macine e invece ci sono tante altre cose a cui il
mugnaio deve mettere le mani: deve regolare la distanza tra le due macine che
non devono girare ne troppo vicine, ne troppo lontane, deve regolare la velocità
delle macine in base all'apertura delle chiuse e anche la velocità con cui
dobbiamo correre verso le macine inclinando la sessola che è quello scivolo che
ci manderà dentro l' occhio della macina.
Ecco! Arriva il nostro turno! Il mugnaio prende il secchio in cui ci sono
anch'io e ci versa nella tramoggia, una sorta di imbuto a forma di piramide
rovesciata fatta di legno posta sopra alle macine in movimento. Dal foro
sottostante finivamo sulla sessola, che era simile a un coppo rovesciato che il
mugnaio inclinava affinchè noi scendessimo alla velocità giusta, ne troppo in
fretta ne troppo lentamente. Da quella finivamo poi dentro all'occhio della
macina quel foro centrale che ci permetteva di entrare e correre tra le due
macine e scorrendo tra quelle due enormi pietre mentre erano in
funzione venivamo schiacciati e trasformati in polvere, quella polvere che tutti
chiamano farina. Una volta diventati farina finivamo nel cassettone, da dove il
mugnaio ci raccoglieva con una paletta e ci metteva ancora dentro ai sacchi,
quindi si tornava a casa. Eravamo partiti "chicchi" e siamo diventati
farina.
Questo il viaggio che compivano tanti anni fà, milioni di chicchi di grano.
Non venivamo distrutti, le macine ci trasformavano. E poi volete
mettere la consapevolezza di essere parte della catena alimentare e di sfamare
milioni di persone? Se il motto più gettonato di voi bambini è "Da grande farò
il pompiere" il nostro è "Da grande farò il panino".
Loris Dall'Acqua Poggio Berni
Loris Dall'Acqua Poggio Berni