martedì 29 maggio 2012

CHICCHI DI GRANO IN VIAGGIO

Sala macine di Museo Mulino Sapignoli di Poggio Berni
CHICCHI IN VIAGGIO
 (raccontalela ai vostri figli per spiegargli da dove viene la farina)

La macinazione vista da un chicco di grano

Me ne stavo immobile dalla mattina alla sera a prendere il sole in un campo di grano assieme a tutti gli altri chicchi, questa la mia bella vita fino all' inizio dell'estate, poi una volta che eravamo belli, asciutti e "maturi" il contadino veniva nei campi con una mietitrebbia che ci raccoglieva, ci seleziona e infine ci sistemava nei sacchi di iuta.

Una volta entrati nei sacchi, venivano poi sistemati in magazzino in attesa di essere macinati e trasformati in farina, venivamo tenuti al fresco e all' asciutto, altrimenti, la presenza dell'acqua o dell'umidità avrebbe sollecitato il nostro istinto naturale a germogliare.

Quando il contadino stava per finire le scorte di farina, caricava i sacchi di grano sul carro e ci portava al mulino, il luogo in cui si faceva la farina, che sarebbe servita poi a fare il pane, la pasta e tante altre cose. Arrivati sotto al portico del mulino, il contadino sistemava il cavallo o il somaro che ci aveva trainato fin lì e quindi scaricava i sacchi di grano e ci consegnava al mugnaio.

Il mugnaio ci prelevava dal sacco con una paletta e ci metteva in un secchio, nel frattempo apriva le chiuse del bottaccio, che era un piccolo laghetto che stava dietro al mulino, affinchè l'acqua arrivasse alle pale e le mettesse in movimento e quindi iniziava la macinazione.

Quando il mugnaio mi ha fatto uscire dal sacco per versarmi nel secchio fortunatamente mi ha preso tra gli ultimi, così ho potuto sbirciare quello che faceva per preparare le macine, ed ho imparato un sacco di cose che nemmeno immaginavo...

Credevo bastasse far girare le macine e invece ci sono tante altre cose a cui il mugnaio deve mettere le mani: deve regolare la distanza tra le due macine che non devono girare ne troppo vicine, ne troppo lontane, deve regolare la velocità delle macine in base all'apertura delle chiuse e anche la velocità con cui dobbiamo correre verso le macine inclinando la sessola che è quello scivolo che ci manderà dentro l' occhio della macina.

Ecco! Arriva il nostro turno! Il mugnaio prende il secchio in cui ci sono anch'io e ci versa nella tramoggia, una sorta di imbuto a forma di piramide rovesciata fatta di legno posta sopra alle macine in movimento. Dal foro sottostante finivamo sulla sessola, che era simile a un coppo rovesciato che il mugnaio inclinava affinchè noi scendessimo alla velocità giusta, ne troppo in fretta ne troppo lentamente. Da quella finivamo poi dentro all'occhio della macina quel foro centrale che ci permetteva di entrare e correre tra le due macine e scorrendo tra quelle due enormi pietre mentre erano in funzione venivamo schiacciati e trasformati in polvere, quella polvere che tutti chiamano farina. Una volta diventati farina finivamo nel cassettone, da dove il mugnaio ci raccoglieva con una paletta e ci metteva ancora dentro ai sacchi, quindi si tornava a casa. Eravamo partiti "chicchi" e siamo diventati farina.

Questo il viaggio che compivano tanti anni fà, milioni di chicchi di grano. Non venivamo distrutti, le macine ci trasformavano. E poi volete mettere la consapevolezza di essere parte della catena alimentare e di sfamare milioni di persone? Se il motto più gettonato di voi bambini è "Da grande farò il pompiere" il nostro è "Da grande farò il panino".

Loris Dall'Acqua    Poggio Berni